Al di sopra al di fuori

Commento di Andrea Baffoni, critico e storico dell’arte.

La scultura di Giorgio Bronco si basa sulla manipolazione del ferro, lavorato secondo canoni figurativi e modellato in modo da esaltarne la duttilità strutturale. Lo scultore forgia sottili sagome umane, sfuggenti e leggere, quasi sul punto di svanire, evidenziando un principio di leggerezza che emerge tanto nelle forme quanto nei contenuti.

Ne è un esempio la scultura Il saltatore di emozioni, esile struttura verticaleggiante con in alto una piccola figura blu immersa fra stelle dorate e in prossimità di una chiave di violino. Il tema è quello del superamento fisico e metafisico dei limiti terreni, un “salto” fra le stelle come metafora di totale apertura alla creatività. La forma esile della chiave di violino ha la doppia funzione di unire il dato fisico a quello immateriale: il simbolo della musica percepito come traccia grafica e rimando all’impalpabilità del processo creativo.

Al di sopra al di fuori richiama la vocazione di Giorgio Bronco ad una scultura dai tratti leggeri ed aerei, allusiva alla particolarità dell’uomo come essere che vive di spirito nutrendosi di materia. Figure esili, enigmatiche nella loro dimensione ludica che sfidano la gravità per ondeggiare nell’elemento più elusivo: l’aria.

Bronco recupera la forma arcaica della scultura tribale, indirizzandola verso una figurazione subordinata al tema della vitalità. Ogni personaggio forgiato non è solo struttura metallica, ma anche movimento e rapporto con l’ambiente circostante. Storie che proliferano nello spazio irreale fra opera ed artefice, così la scultura inganna la materia, non vivendo più soltanto di se stessa, ma estendendosi all’intera platea delle possibilità offerte dalla vita.

Organico e inorganico si fondono nel vitalismo artistico, e il gesto mitico del forgiatore, che con la forza delle braccia e l’energia del fuoco piega la materia al proprio volere, assume i connotati di una nuova esistenza, tutta da scoprire. Tutto ciò anche quando lo scultore non richiama la figura, restando nel campo del puro formalismo, giocando ancora in termini di sottile equilibrio, ma rivolto adesso alla diretta identificazione di un principio universale.